Fin dall’antichità la città di Elbasan costituisce per l’Albania un importante centro economico e nodo infrastrutturale legato all’asse viario romano della via Egnatia, che collegava la costa albanese a Costantinopoli attraverso la valle del fiume Skumbini.
Quando Costantinopoli divenne la capitale dell’impero, la via Egnatia acquistò primaria importanza come collegamento con le province occidentali, con i Balcani e con la penisola italica in particolare.
In questo periodo (probabilmente già attorno al 320 d.C.) la città di Scampa (antico nome di Elbasan) fu fortificata con una cinta muraria in grado di ospitare un’intera legione, dotata di 26 torri, a protezione dalle invasioni barbariche; l’impianto quadrilatero del castrum fondava il proprio decumanus sella via Egnatia, che lo attraversava da est a ovest, costituendo pertanto un presidio militare di rilevante consistenza. Grazie a questa posizione geografica strategica, la città prosperò e si arricchì ben presto grazie ai commerci.
II nome di Elbasan risale invece all’occupazione turca del 1466 per mano del Sultano Maometto II Fatih (il Conquistatore), cui si deve il recupero e l’ampliamento della cinta fortificata romana: la kalà.
Dalla metà del XV sec. si data dunque l’inizio del processo di islamizzazione della popolazione albanese e l’importazione di tipi e modelli architettonici dall’impero ottomano.
Valutare quanto a fondo l’influenza architettonica turca abbia investito l’Albania e in che misura si sia integrata con la tradizione locale è un obiettivo reso difficile dall’impossibilità di uno studio diretto del campionario formale ottomano, in gran parte andato perduto. Ma se le singole testimonianze monumentali sono scomparse, rimangono invece ampi brani di città a documentarne i rapporti e i valori architettonici.
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