PROGETTO PILOTA PER LA CONOSCENZA, CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLA KALA' DI ELBASAN (ALBANIA)

Prof. Ing. Roberto Pierini
Responsabile Scientifico del progetto
Docente in Urbanistica presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Pisa
r.pierini@ing.unipi.it
http://www2.ing.unipi.it/~d1307/

Due anni fa, scendendo dai 933 metri del passo di Gracen, lungo i tornanti della strada costruita dagli italiani negli anni ’30 che arriva da Tirana a Elbasan, mi trovai all’improvviso immerso in una cornice di piante d’olivo e di fronte uno spettacolo simile ad un quadro ottocentesco di Pugin. L’immensa vallata grigia del fiume Skumbin, al centro un’area costellata di costruzioni metalliche nerastre e arrugginite, di enormi fabbricati con alte ciminiere, di scheletri d’impianti ormai morenti, circondati da strade e avvolti da sbuffi di vapore e da pennacchi di fumo. I resti della più grande area industriale dell’Albania, simbolo di una pesante eredità autarchica nonché pericolosa fonte d’inquinamento, travolta inesorabilmente dalle leggi del libero mercato e oggi in gran parte abbandonata. Guardando dall’alto lo spettacolo della valle, che si inoltra larga e piana verso l’interno, il pensiero è corso inevitabilmente al lesto risalire dei corrieri imperiali romani lungo la via Egnatia verso Ad Quintum, la stazione di posta situata in prossimità di Skampini (Elbasan), dove ci si poteva rifocillare e cambiare i cavalli in attesa di ripartire per Salonicco o Bisanzio.
Pochi chilometri più avanti entrando in città, attraverso un paesaggio urbano controverso come in generale sono tutte le cose in Albania, mi ritrovai fra dignitosi edifici di stato d’ispirazione razionalista bisognevoli di manutenzione, e lucidi, altissimi moderni palazzi di vetro nati con l’economia di mercato e ancora schiere di edifici bassi, cadenti, in pietra e legno, tipici della tradizione musulmana. Mi attendeva una nuova sorpresa, la presenza al centro della città della Kala’, una fortificazione dall’aspetto massiccio apparentemente medievale posta a difesa della cittadella: il cuore antico della città.
Percorrendo gli stretti vicoli della cittadella fortificata è tutto un susseguirsi di percezioni nuove e inusuali filtrate dai perimetri murati degli agrumeti, immagini di edifici fatti di bianche murature in pietra e calce, irrobustite da opportuni telai di legno aventi funzione statica e antisismica, con piccoli aggetti al primo piano sorretti da semplici quanto razionali mensole in legno indispensabili in quest’area percorsa da violente scosse telluriche.
Le stradine tortuose nascondono bene i segni della cultura antica di questo popolo che per sopravvivere ha saputo adattarsi agli influssi degli invasori provenienti ora da oriente, ora da occidente, assorbendone la cultura e le usanze senza mai perdere di vista le proprie radici. Ecco allora spuntare, fra gli edifici antichi ancora una nuova sorpresa, la chiesa di S. Maria della Dormizione, di rito cristiano ortodosso. Da una porticina anonima si accede in un edificio settecentesco in pietra, tanto austero all’esterno quanto colorato e sfavillante all’interno, dotato di decorazioni e di arredi di preziosa e inestimabile fattura fra i quali spicca la sontuosa iconostasi. Più avanti in prossimità della porta Est si trova l’Hammam, testimonianza della tradizione ottomana con le sue volte scomposte in una successione infinita di spicchi di superfici curve che si inseguono fino alla base della cupola centrale su cui si aprono gli sfiati per il vapore del bagno. Sull’antico cardo che, passato l’arco della porta Sud, si inoltra verso il Decumano si trova la Xhamia Mbreterore (moschea reale) la prima moschea albanese costruita nel 1464 e parzialmente distrutta da parte del regime di Henver Hoxa negli anni 50, e oggi riedificata in legno senza l’elegante minareto che l’affiancava un tempo.
L’attenzione è stata infine catturata dall’affascinante mole delle mura urbane, uno degli aspetti sicuramente interessanti dal punto di vista scientifico e non solo. Utilizzando una delle scalinate in pietra poste in aderenza all’interno della cortina della fortificazione si può salire, invero un po’ avventatamente sulla sommità della fortificazione e, non senza qualche difficoltà, la si può percorrere quasi completamente. L’esperienza è esaltante, pensare che su queste mura sono passati i soldati di eserciti diversi nell’arco di due millenni, dalle legioni limitanee romane, alle armate turche ha un fascino particolare, stimola molte curiosità, induce a formulare ipotesi e proporre speculazioni culturali da sottoporre alla verifica della conoscenza, ma fa anche riflettere sul potenziale valore che questo considerevole patrimonio monumentale potrebbe rappresentare in termini di economia turistica evoluta. Siamo di fronte a complessi temi di politica e tecnica militare, ove le discipline storiche e archeologiche sono indispensabili per capire i controversi risvolti e reinterpretarli.
E’ stato come fare improvvisamente un salto indietro di cento anni, e trovarsi di fronte tutti i possibili temi legati alla gestione di un centro storico antico: dalle architetture monumentali settecentesche e ottocentesche presenti, ai monumenti storici, ai beni culturali di notevole valore storico e artistico, dalle mura e fortificazioni antiche e medievali, fino alle parti del centro storico totalmente degradate da sostituire. Un lungo elenco di temi da affrontare che si presentavano tutti insieme e che richiamavano nel loro complesso tutta l’esperienza evolutiva dell’urbanistica italiana del recente secolo breve, insomma la cittadella di Elbasan mi ha lanciato la sua sfida, non potevo che raccoglierla attraverso la ricerca e questa monografia.
Lo scenario che avevo di fronte era un quadro complesso e ricchissimo, all’interno del quale si potevano isolare molti temi specifici di studio e di progetto, che richiedevano l’apporto di altrettante discipline, e così è stato. Dalle suggestioni antiche della kalà è scaturito un lavoro di approfondimento della conoscenza della cittadella di Elbasan sotto molteplici aspetti di natura scientifica e umanistica.
Molti e valenti sono gli studiosi europei e albanesi che sono riusciti a condurre diverse ricerche specifiche utilizzando spesso metodi innovativi, e i cui risultati sono il punto di partenza per l’elaborazione dei progetti.
Per risolvere la complessità del quadro progettuale questa fase si è articolata nei seguenti temi:

- Restauro e riqualificazione degli edifici storici
- Riqualificazione degli spazi pubblici o d’uso pubblico (strade, slarghi, piazze, ecc)
- Costituzione di un data-base dei beni storici e culturali
- Sostituzione urbana dei quartieri degradati associata all’uso pubblico di beni monumentali o d’aree pubbliche
- Restauro con consolidamento delle mura e dei torrioni associato alla creazione di un percorso storico didattico di visita delle cortine e dei torrioni (museo delle armi antiche).

Di questo percorso sì da conto nel presente volume che vuol essere un particolare contributo alla città di Elbasan per far sì che l’ingente patrimonio che possiede non venga depauperato e divenga invece motore di sviluppo. Compito degli amministratori e degli abitanti della città sarà quello di sfruttare la costruzione del corridoio europeo n. 8 e riconquistare il ruolo di crocevia culturale rivestito all’epoca della Via Egnatia utilizzando i progetti che sono stati elaborati con questo obiettivo, sulle basi delle più moderne conoscenze e competenze scientifiche europee.

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