LA CITTA' DEL NOVECENTO
Prof. Ing. Roberto Pierini
Responsabile Scientifico del progetto
Docente in Urbanistica presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Pisa
r.pierini@ing.unipi.it
http://www2.ing.unipi.it/~d1307/
Elbasan, durante lo sfaldamento dell’impero ottomano, gioca un ruolo molto importante nella ricerca delle comuni radici illiriche con le popolazioni della futura nazione albanese. Qui si svolgono importanti convegni e iniziative politiche e culturali, qui si formano associazioni patriottiche e culturali per lo sviluppo della lingua e della cultura albanese, è in questo ambiente ricco di fermenti che emergono importanti personalità nazionali che saranno il riferimento nella lotta per l’indipendenza e per lo sviluppo della nascente cultura autoctona albanese, qui nasce prima scuola superiore per la formazione degli insegnanti albanesi.
Tuttavia l’immagine della città che ci consegna la storia, all’inizio del ‘900, è prettamente di tipo orientale, formatasi a partire dal XVI secolo, fuori dalla porta meridionale della cittadella, intorno alla fonte di Bezistan. Qui, intorno al caratteristico bazar, costituito da botteghe artigiane e di commercio, da abitazioni, e da edifici pubblici e di culto fra i quali l’hamam, e le Moschee di Ballijes e di Nazireshës, è nato e si è sviluppato il quartiere Bezistani fino a divenire il nuovo centro urbano della città di Elbasan, in alternativa all’antico centro della cittadella di Skampis/Hiscampis.
Premessa indispensabile alla gestione del territorio è la formazione, di una moderna cartografia, ciò avviene in più riprese da parte dell’IGM di Firenze, la pianta della città di Elbasan (1:2500), è redatta nel 1938, , sulla base del precedente rilievo aereofotogrammetrico.
L’avvento del protettorato italiano coincide perciò con la necessità di porre le basi per una ricucitura dell’immagine delle due città esistenti, ovvero determinare la rinascita della moderna Elbasan, che sia emblema del vagheggiato impero, e tutto ciò dovrà avvenire sulla base delle indicazioni del Piano Regolatore. La costituzione a Tirana, nel 1939, dell’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’urbanistica dell’Albania, con il compito di sovrintendere alla preparazione e revisione dei piani regolatori delle più importanti città albanesi costituisce il momento di svolta in questo processo. Ai primi di dicembre dello stesso anno l’Architetto Gherardo Bosio, responsabile dell’Ufficio Centrale, comunica al Luogotenente generale i lavori da eseguirsi nella città di Elbasan e gli indirizzi del piano stesso che è stato approvato, in via preventiva, dall’ufficio Centrale.
Il piano si confronta con le preesistenze, dell’antichità (il castello) e del bazar, tuttavia l’immagine del piano, che ricorda la cosiddetta “stagione dei concorsi” degli anni ’30 per i P.R. delle maggiori città italiane, mostra come questi temi non vengano risolti. Si coglie nel piano l’ambiguità insita nel dibattito fra “conservare o innovare” che avviene in quel periodo fra i fondatori dell’urbanistica italiana, Giovannoni e Piacentini. Peraltro il piano, che applica i concetti dello zoning e propone di razionalizzare l’assetto viario con una maglia ortogonale diffusa su tutta la città, compresa la stessa cittadella, con soli adattamenti all’orografia del territorio; viene approvato in forma definitiva nel 1942, a firma Lambertini e Poggi.
L’avvento, nel dopoguerra, della repubblica socialista albanese determina dal punto di vista economico un intenso programma di industrializzazione del territorio di Elbasan al quale si accompagna una forte crescita della città che in pochi anni raggiunge i 75.000 abitanti. Lo sviluppo, analogamente a quanto avviene negli altri paesi europei, avviene prevalentemente ai margini della città, si privilegia il tema dell’espansione urbana piuttosto che quello del recupero del centro storico. Il culmine di questa politica si ha con la costruzione del complesso metallurgico (Steel of the party) nella valle del fiume Shkumbin, realizzato negli anni 1960/70 con l’assistenza cinese. L’istallazione dell’area industriale viene ideata quale strumento di liberazione del paese dall’influenza politico economica esterna, l’impianto opera per il consumo interno albanese ed ha rapporti economici e di scambio limitati a pochi paesi amici.
Nel 1960 l’Istituto Albanese dell’Urbanistica I.SH.U. elabora il primo Piano Regolatore Albanese della città in scala 1:2000 programmandone lo sviluppo per 20 anni. Il piano in linea con i principi del falso modernismo e della voglia di voltare pagina con un passato considerato ormai superato e ingombrante si orienta a seguire, a grandi linee, l’impostazione del piano degli “italiani” riproponendo il sistema viario basato su due viali principali – Qemal Stafa e Nentori e sulla via di circonvallazione al centro, con un ulteriore approccio deteriore, la demolizione pressoché completa del centro del quartiere Bezistani, con tutte le moschee comprese, per far posto ad ampi spazi verdi, a giardini e alla costruzione di alcuni grandi fabbricati quali il Palazzetto dello Sport e l’Hotel Skampa. Per fortuna la cittadella viene risparmiata da queste demolizioni provocate da una insensata politica di cancellazione del passato con relativa perdita del valore, anche economico, che oggi questo patrimonio rappresenterebbe.
La localizzazione strategica dell’area industriale, nella vallata del fiume Skumbin, induce una consistente espansione urbana, crea occupazione e attira in città i contadini inurbati che divengono operai. Si riducono di conseguenza le attività artigianali e agricole, tradizionali di Elbasan, che faticano a farsi spazio in uno stato accentratore che ha abolito la proprietà privata.
A seguito della crisi incipiente dei sistemi socialisti, alla morte di Henver Hoxha, inizia un processo di ammorbidimento della politica interna e internazionale del paese con l’introduzione di alcune libertà fra le quali quella religiosa e di circolazione delle persone.
In questo contesto nel 1982 viene elaborato dall’ I.SH.U un aggiornamento del PRG che si mostra ormai inadeguato a disciplinare la crescita urbana della città, la previsione di sviluppo si mostrerà comunque superata alla fine del millennio, la superficie urbana è divenuta oltre 750 ettari e con l’inclusione delle aree periferiche arriva a circa 1000 ettari mentre il territorio amministrato assomma a circa 2800 ettari con circa 125.000 abitanti. E’ iniziato lo sprawl urbano.
Tuttavia ora la città deve anche fare i conti con la crisi economica, l’industria di stato che fino ad ora era stata uno dei motori dello sviluppo di Elbasan, al momento in cui lo stato centralista si dissolve e subentra il libero mercato, entra in crisi e si ferma, principalmente per mancanza di punti di riferimento. Inoltre l’industria, immettendo sul territorio ogni tipo di scarichi solidi, liquidi e gassosi, ha provocato il degrado dell’ambiente naturale inibendo gran parte dei suoli all’attività agricola.
Inizia una massiccia emigrazione dei cittadini verso i paesi europei, favorita dallo status di “rifugiati politici” che porta, dagli anni ’90 in poi, ad un afflusso di capitali di rientro dall’estero che vanno a finanziare le nuove attività commerciali e di investimento, fra le quali, a seguito della reintroduzione della proprietà privata, si distingue ora l’attività edilizia.
Le costruzioni che a Elbasan precedentemente si limitavano a due tre piani ora in qualche caso superano i 10 piani spuntando una rendita immobiliare consistente.
Tuttavia nasce anche nella comunità la consapevolezza che l’economia cittadina dovrà puntare sulla salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali e sulla valorizzazione dei beni culturali che, a ben vedere, non sono così poche. Si può dire che all’apertura di nuovi orizzonti di libertà dovrà necessariamente corrispondere una capacità di gestire le risorse del territorio, e ciò specialmente ora che si stanno preparando i nuovi strumenti di pianificazione urbanistica.
Il progetto che il presente studio delinea propone appunto la tutela e la valorizzazione del centro storico della città, in questo senso si può affermare che si riallaccia all’obiettivo proposto da Bosio nel ‘42 “dare impulso al turismo e al godimento dei beni culturali”.
Due anni fa, giungendo a Elbasan, sono rimasto molto stupito dalla presenza di un patrimonio culturale, architettonico, storico e archeologico così rilevante e dalla scarsa considerazione in cui sembrava fosse tenuto, oggi dopo due anni di studi, percepisco nei cittadini la forte volontà di recuperare il centro storico antico.
Concludendo, questi nostri progetti prefigurano alcuni scenari futuri, sta ora agli amministratori, proiettati di colpo oltre il secondo millennio, saper gestire queste proposte per far sì che lo sviluppo della città sia bello e armonioso in linea con le attese dei cittadini.
torna all'inizio >>